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"L'isola, le crete, il giglio", tre simboli, tre luoghi magici, che tracciano la parabola del vissuto di Mario Cherre Merinas e segnano l'impulso creativo di questa sua seconda raccolta di liriche. I momenti chiave della sua vita passano come in sogno davanti ai nostri occhi, li percepiamo, li vediamo, li sentiamo: l'isola è la sua Sardegna, viva nel ricordo, e si materializza negli squarci azzurri del mare, nei nuraghi, nei mille "suoni del vento che fa ruggire il mare" e poi... la Barbagia, il richiamo degli elfi, i volti nascosti dei banditi, le onde pulsanti del mare... Non meno avvincenti sono le crete: qui cambiano i suoni, si ode distinto lo scalpitare dei cavalli, si ascoltano i canti gioiosi, il grido della lotta e della vittoria. Lo stupore del poeta si coglie quando si perde tra i colori variegati delle crete: "... Quest'anno fiordalisi-papaveri/ sorprendono il solitario giallo/ nel vortice del rosso tufo/ che incorona uno solo..." E infine come non smarrirsi di fronte ai colori del giglio di Firenze, il luogo dove il poeta vive e lavora , e, in primo piano, i segni dell'arte senza tempo, i luoghi dello stupore, della vita, della cultura: "Ascoltando le terzine"...